Interviste a scienziati...

Per fare ancora più chiarezza abbiamo chiesto personalmente ad alcuni ricercatori di fisica di fusione nucleare di Padova cosa ne pensano del nucleare. Dobbiamo precisare che le centrali nucleari funzionano per fissione. La fissione consiste nel frazionamento di un nucleo pesante in più nuclei leggeri mentre la fusione consiste nella fusione di due nuclei leggeri in un nucleo più pesante (che è ciò che avviene nel sole).
Ringraziamo la Dr. Federica Bonomo della CNR Research Scientist at Consorzio RFX, per la collaborazione e per i contatti.


Riportiamo le interviste:


"Il "revival" della discussione sul nucleare per me segue l'impennata dei prezzi del petrolio dell'estate 2008 (greggio oltre i 140$ al barile), e conseguente crisi economica, che ha evidenziato anche in ambito politico ed economico quello che era noto già da anni in ambito energetico, e cioé il fatto che non si può dipendere sempre dai combustibili fossili, in particolar modo dal petrolio. L'impennata degli ultimi anni è preoccupante: il prezzo medio annuo del petrolio (West Texas Intermediate-WTI) è cresciuto in modo incontrollato, a partire dal 2004, quando il WTI annuo era di 30$, per poi crescere nel 2005 a 40$, 60$ nel 2006, 80$ nel 2007, oltre i 100 di media nel 2008. Oggi il WTI è sugli 83$, un prezzo comunque elevatissimo, se all'inizio degli anni 2000 un prezzo oltre i 40$ era giudicato eccessivo.

In momenti di crisi energetica, ci si arrangia con quel che si può: certamente, un rinnovato interesse per il nucleare ha un motivo principalmente economico, anche se ci sono le preoccupazioni di ordine ambientale per la produzione di CO2 conseguente all'utilizzo di combustibili fossili. Per me in generale, una decisione presa in un momento di crisi è comunque sbagliata, perché fa seguito a una valutazione emotiva e non razionale. Inoltre, il nucleare da fissione non può rimpiazzare totalmente i petrolio, e quindi è in qualche modo una pezza messa a una falla. L'essenziale per me è quindi che non sia peggio la toppa della falla.

Tutte le fonti di energia hanno i loro vantaggi e svantaggi. Nel caso del nucleare, l'immagine che viene a tutti in mente è quella di Chernobyl, per cui la preoccupazione maggiore è per la sicurezza di una centrale. Anche qui, una analisi più razionale mostra invece che i problemi sono altri, e due in particolare: scorie e armi nucleari. La ricerca sulla fissione nucleare (a differenza della fusione) è sempre stata ambiguamente intrisa con interessi militari: il primo reattore a fissione fu realizzato nel 1940 da Enrico Fermi in un campo di squash sotto lo stadio da football di Chicago, allo scopo di trovare il  "combustibile" migliore per la bomba atomica. La pila di Fermi dimostrò che il plutonio, prodotto dal bombardamento di U238 e neutroni, quindi una scoria dei reattori, può essere usato per produrre armi atomiche.
Questa è forse la principale preoccupazione, anche perché non occorre una vera bomba atomica a fissione (come quella di Hiroshima) per costituire un serio pericolo per la popolazione, ma anche un piccolo ordigno convenzionale, con una piccola quantità di plutonio dentro, può essere già un'arma di devastazione, date le proprietà velenose e radioattive del plutonio.

L'altro capitolo riguarda le scorie. La vita media degli elementi radioattivi presenti nelle scorie può arrivare a 10mila anni. E' un tempo enorme: come si fa a mantenere intatta la memoria storica di dove sono state immagazzinate? Immaginate che noi dovremmo possedere la mappa di Babilonia con descrizione dettagliata degli edifici. Cosa vediamo invece? Un cumulo di rovine, in mezzo alle quali dagli scavi archeologici emergono (per fortuna nostra!) tavolette cuneiformi invece di fusti di plutonio.

E' vero peraltro che l'uso continuo e indiscriminato di petrolio prefigura scenari non meno preoccupanti. Il nucleare può quindi andare bene, in tempi limitati, cioè una decina o ventina d’anni, non di più, come "ponte" verso fonti di energia che non abbiano problemi di scorie, e che possibilmente non siano così contigui a sfruttamenti di tipo militare (o terroristico). La cugina "povera" della fissione, la fusione nucleare, su cui gli scienziati stanno lavorando ormai da più di 50 anni (ufficialmente dal 1958, non ufficialmente già dal 1951), ha questi vantaggi: non ha scorie di reazione, e non è facilmente convertibile verso sfruttamenti militari, almeno nella versione a confinamento magnetico. Non è ancora pronta, ma forse vale la pena investirci di più, anche perché lo squilibrio di finanziamenti rispetto alla fissione è sempre stato ingente (basti pensare al finanziamento enorme del progetto Manhattan durante la 2a guerra mondiale)."

Dr. Gianluca Spizzo

Padova
Fisico – Ricercatore CNR sulla fusione nucleare

"Ho visto gli studi svolti dall'International Energy Agency (http://www.iea.org) sulle previsioni energetiche al 2035. In pratica, anche prendendo in considerazione lo scenario più ottimistico (Scenario450) che, in accordo con il vertice sul clima di Copenaghen (2010), prevede un incremento di soli 2 gradi della temperatura media mondiale, il futuro si presenta difficile e ricco di sfide. Il consumo energetico crescerà del 36% (aumento della popolazione,crescita economica di Cina, India, Brasile...). La prima sfida sarà di aumentare l'efficienza dell'uso dell'elettricità così da ridurre i consumi del 20%. La CO2 nell'atmosfera (previsione ottimistica) del 35-40%, arrivando a 450ppm. Allora per restare entro questo valore qualunque fonte che non produce CO2 DEVE essere utilizzata altrimenti possono accadere 2 cose (semplificando): 1) abbassiamo il nostro tenore di vita al periodo pre-industriale; 2) ci prepariamo a sconvolgimenti climatici imponenti. Se vogliamo mantenere il nostro tenore di vita e permettere ad altre popolazioni di accedervi e allo stesso desideriamo salvaguardare il nostro pianeta ben vengano tutte le fonti rinnovabili (solare ed idroelettrico in primis) ma anche nucleare da fissione (oggi) da fusione (un domani) e tutte le fonti low-carbon. Lo IEA mette in evidenza che nel 2035 ancora avremo circa il 50% di energia dai fossili e che le rinnovabili, pur triplicando il loro impatto, arriveranno al 25%... il resto come lo facciamo?"

Dr. Fulvio Auriemma
Fisico - Ricercatore EURATOM/ENEA sulla fusione nucleare
Padova

Ultimamente noto che l'opinione pubblica viene continuamente indirizzata verso la scelta su impianti a fissione nucleare invece che sulle energie alternative con il miraggio di una possibile riduzione delle tariffe in bolletta, ciò è dovuto principalmente agli umori governativi e interessi personali dei politici di turno che poco hanno a che fare con una reale conoscenza delle problematiche degli impianti a fissione.
Tutti gli impianti a fissione producono scorie radioattive che decadono in millenni, a prescindere da quanto sicuro sia l'impianto stesso. Non esiste nessuna tecnica sicura di stoccaggio, e credo nessuno di noi voglia vivere nelle vicinanze di un deposito scorie. La tanto millantata sicurezza degli impianti di ultima generazione cozza con la reale esigenza di riporre le scorie in un luogo sicuro, senza contare il fatto che l'Italia è un paese ad alto rischio sismico per quasi tutta la superficie.
Non sarebbe il caso invece di riconvertire le centrali che già operano sul territorio ri-destinando le risorse dell'inutile Ponte sullo Stretto?

Dr. Rita Delogu
Ingegnere - Ricercatore EURATOM/ENEA sulla fusione nucleare
Padova



Per approffondimenti http://fusionwiki.ciemat.es/fusionwiki/index.php/Main_Page

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